Bobbio, tra storia e natura
E’ il Borgo più grande della Val Trebbia e sorge sul fiume a metà vallata. Di antiche origini, fu abitato per la prima volta dai celti. Nel 14 a.C. divenne parte dell’impero romano, noto per la particolarità delle sue sorgenti sulfuree e termali. Il ponte gobbo, anch’esso di epoca romana, è diventato il simbolo del Borgo. Una meravigliosa opera architettonica oggetto di numerosi studi che confermano l’ipotesi della sua presenza nella Gioconda di Leonardo. Con la fondazione dell’Abbazia di San Colombano, nel 614, Bobbio visse un periodo di fama e splendore a livello europeo. Colombano, originario dell’Irlanda, mori’ a Bobbio un anno dopo la fondazione. L’Abbazia passò ai suoi discepoli, alcuni arrivati proprio dall’Irlanda per continuare l’opera del santo. Essi riuscirono a mantenere il Borgo neutrale tra le varie successioni, garantendo pace e cultura. Il centro monastico, con il suo Scriptorium, divenne infatti uno dei più importanti in Europa e dal VII al IX secolo fu il maggior centro di produzione libraria in Italia. Grazie alle inconfondibili scritture e miniature dei codici, di stampo irlandese, è stato possibile conservare testi trascritti dal valore inestimabile, oggi conservati nelle più famose biblioteche del mondo.
Il Castello edificato nel XII secolo da Corradino Malaspina, è situato su un’altura che domina tutto il Borgo. Numerose sono le vicende storiche che lo hanno contrassegnato. In epoca medievale il Castello trascorse un turbolento periodo di lotte tra Guelfi e Ghibellini. All’esterno, il Castello era circondato da due cinta murarie andate perdute lungo i secoli. Tuttavia si possono individuare ancora le tracce dei due ingressi dotati di ponte levatoio. Il mastio conta cinque piani, e al terzo, dietro una porticina nascosta, si incontra uno dei primi gabinetti a caduta della storia. All’ultimo invece è possibile, grazie alle numerose vetrate, ammirare la Bobbio antica, il Ponte Gobbo e sullo sfondo la Pietra Parcellara. Fu proprio negli ultimi piani che Leonardo dipinse la Gioconda, sfruttando l’ampia vista sulla vallata.